Rita Oliva, ha il grande merito di aver reintrodotto tantissime rose dei più grandi ibridatori italiani del secolo scorso. Rosemania l’ha intervistata. |
Chi è Rita Oliva?
Ho 57 anni, ho lavorato in un’azienda farmaceutica, ho tre schnauzer meravigliose e da mia madre ho ereditato l’amore per le rose. Appena ho potuto liberarmi dal mio lavoro ho deciso di aprire un vivaio.
Vivo in campagna a Cesi, vicino a Terni in una zona molto bella e qui nel 2003 ho aperto il vivaio. Ho iniziato con 200 rose, soprattutto tè e noisette. Oggi, lo dico con un po’ di orgoglio, le mie rose abbelliscono giardini molto importanti, da Boboli alla Reggia di Caserta, da Villa D’Este ad alcuni importanti giardini di Roma.
Il tuo punto di forza sono le rose italiane.
Ho iniziato ad interessarmi alle rose dei nostri ibridatori con Villoresi, direttore generale dei giardini di Monza, e sono partita alla ricerca della sua “Bella di Monza” ma sono arrivata alla conclusione che non si ritroverà mai.Solo dopo ho conosciuto il professor Fineschi che mi ha dato le gemme per introdurre le rose dei nostri vivaisti.
Ci sono tantissime rose che meritano attenzione. Quelle della Stazione Sperimentale di Sanremo, che altro non era che la casa di Italo Calvino realizzate anche da un personaggio unico come Libereso Gugliemi. Ma anche quelle di Aicardi, Bonifiglioli, Mansuino.
L’interesse non è solo estetico ma anche storico e culturale; questo non vuol dire che non ce ne siano di stupende.
Oltre alle rose italiane hai un’altra grande passione… Nel vivaio non volevo proporre le stesse, pur bellissime, rose, che si trovano ovunque. Presto mi sono appassionata agli Ibridi di Gigantea, partendo da una rosa italiana che è la Montecito. Alister Clark, figlio di un immigrato scozzese, dopo aver fatto fortuna nel periodo della febbre dell’oro diventò un celebre giardiniere nella prima metà del ‘900. Appassionato di tutti i fiori, non solo di rose, ha creato molti ibridi di Gigantea, perché particolarmente resistenti al clima caldo. Clark mise in commercio 122 rose, tutte ibridi di gigantea, e questo le rende il gruppo più numeroso mai creato. Oggi Viru Viraraghaven, un ibridatore indiano porta avanti il suo lavoro. |
Quali sono le rose italiane che ha reintrodotto quest’anno?
Sono sei, Clotaria, ibridata nella Stazione Sperimentale di Sanremo ovvero Villa Meridiana l’abitazione di Calvino nel 1936. E’ una rosa che fa parte della nostra storia.
Electra, ibridata da Domenico Aicardi nel 1939, è una rosa molto dolce, con il suo colore rosa cipriato ed il profumo di cipria.
Letizia Rosa di Mansuino è simile a Letizia Bianca. I suoi bocciolini sembrano porcellana e durano moltissimo sia come bocciolo sia in apertura.
Primula è veramente bella, la più bella delle sei reintrodotte quest’anno. Il bocciolo classico non apre immediatamente ed è bianco con venature lillà. Forma un cespuglio di un metro e 20. E’ stata ibridata da Aicardi nel 1956. Il suo profumo di tè è dolce.
Radiosa ha un gradevole aspetto arruffato. Quando tutti i petali sono aperti sono rosa acceso ed ha un ottimo profumo. Anche lei è stata ibridata da Aicardi.
Mongioia è bellissima coi suoi boccioli perfetti, lunghi e bianchi ed i suoi fiori grandi e semidoppi. Il bianco è trasparente e caldo, con qualche venatura di giallo e stami color arancio. Bello il contrasto con il fogliame. E’ stata ibridata da Quinto Mansuino nel 1966.
C’è un grande ibridatore italiano che ha tutta una varietà di rose praticamente non commercializzate. Mi riferisco a Cazzaniga.
Piano piano introdurrò anche le loro rose. Non tutte insieme però altrimenti creerei troppa confusione. Alcune sono già in catalogo.
Quante rose italiane possiedi?
Ne ho circa 50-60 varietà. Commercializzate per ora una ventina.
Il tuo catalogo è molto bello ed ha la particolarità di essere scritto anche in inglese. Ha molti clienti all’estero?
Si, soprattutto in Spagna, Croazia, Grecia e Germania.
Il catalogo rappresenta un’avventura meravigliosa durata due anni e voluta con tutto il cuore. Con la mia amica Helga Brichet, ex presidente della Federazione Mondiale delle Associazioni della Rosa abbiamo visto le stesse rose ognuna dal suo punto di vista e le abbiamo descritte, io in italiano perché sono italiana, lei in inglese perché è Sudaficana.
Per la prossima edizione del catalogo ho in mente qualcosa di completamente diverso, presterò più attenzione alla parte fotografica… ma ci vorrà un po’ di tempo e per ora non posso dire di più.
Ti dedichi a salvaguardare un passato glorioso ma come è la situazione della rosa in Italia oggi?
Oggi in Italia non abbiamo ibridatori, tranne Beatrice Barni e pochissimi altri (si contano sulle dita di una mano).
E’ una lacuna che dipende da una carenza culturale. All’estero ci sono famiglie che si sono tramandate un’arte per generazioni e generazioni. In Italia abbiamo avuto un “rifiuto della terra” che ha portato tanti ad allontanarsi dalla coltivazione delle rose, non considerandola più un’arte.
Ma anche in passato il Italia non c’è mai stata una tradizione paragonabile a quella, ad esempio, Francese.
No, abbiamo avuto una storia gloriosa. Tra le due guerre le rose di Aicardi sono le prime ad essere conosciute in America. Molte rose sono state prese in Italia e reintrodotte in Francia perché non c’era la possibilità di brevettarle.
Le nostre rose hanno caratteristiche uniche, adatte al nostro clima.
Molte rose italiane questa estate, benché le tenessi in vasi più piccoli, pur con poca acqua hanno avuto una fioritura dietro l’altra.
Le altre rose, nate in climi diversi, non rifiorivano: sono delle spugne.
Quali sono le tue cinque rose preferite?
Vado a momenti, posso dirti le cinque che preferisco ora.
Marie Pavie una rosa da bordura perennemente in fiore.
Belblache un ibrido di Gigantea di Clark. E’ uno sport di Belle Portugaise.
Susan Luis Adams, anche questa uno sport di Belle Portugaies del 1929.
Belle Vichysoise, una noisettiana cespuglio con un profumo unico. Introdotta da Leveque nel 1895.
Ruga una rampicante ibridata prima del 1820.
Ma tra un anno cambio idea.
Nel tuo giardino hai tantissime rose rare, alcune non sono presenti nemmeno nel Roseto Fineschi.
Faccio parte della giuria permanente del Premio Roma, ma spesso mi invitano a fare da giurata in tutta Europa. Quest’anno sono stata a Ginevra per i 100 anni del concorso di Bagatelle. E partecipo anche a molti convegni.
Quando tra appassionati di tutto il mondo ci incontriamo in queste occasioni diamo vita ad uno scambio di talee degno dei più appassionati collezionisti.
Ho rose provenienti anche dalle Bermuda e altre, ad esempio, del gruppo delle Serratipetala (simili alla Bella di Monza) ma non so se le introdurrò.
Con la tua passione di certo non potrai che ibridare anche tu le tue rose.
Non ibrido perché è difficilissimo. Se faccio una cosa voglio farla a 360 gradi. Non voglio nemmeno pensare di poterlo fare.